Primo ballo

Ho incontrato mia moglie in un’orgia. Me lo ricordo ancora: mi trovavo in cucina occupandomi di una brunetta appoggiata contro il tavolo. Vidi mia mogli in lontananza, era in disparte in un angolo del salotto. Quasi nascosta dalle tende mentre si faceva penetrare da un tipo moro con il baffo folto. Sembrava uscito da uno di quei video porno degli anni ’80. Catturò subito la mia attenzione, e so che anch’io catturai la sua. Glielo vidi negli occhi. Io vidi lei, e la guardavo. Lei vide me, e mi guardava. Un contatto intenso. Stavamo scopando altri corpi, ma era come se stessimo facendo l’amore tra di noi. Un sesso metafisico, libero, racchiuso nello spazio materiale dei corpi biologici che stavamo scopando. È così che conobbi mia moglie, mentre scopavamo con estranei in un’orgia. Eppure già facevamo l’amore tra di noi. 

Scambiammo partner. Io andai con un rossa, dal seno piccolo ma fine, e le linee morbide. Lei andò per una scelta esotica. Il classico stallone abbronzato tutto muscoli. Gli disse di penetrarla da dietro. E anche lì non ci staccammo mai gli occhi di dosso. Io penetravo la ragazza sdraiata davanti a me, mentre con la testa guardavo mia moglie, Hannah. Lei, Hannah, che ora si era spostata, aveva le mani appoggiate sul divano, mentre mi guardava si stava mordendo il labbro. Sentivo che il suo morso aveva un effetto stimolante su di me. Accelerai ancora di più sulla rossa. Non so se a lei piaceva. Ma poco importava. In un’orgia tutto diventa liquido, i corpi si perdono tra di loro, fluttuano e si sciolgono. Si compongono e scompongono. I confini diventano sottili. Sembra una grossa polpetta eterogenea di corpi umani dai mille colori, le parti sono indistinguibili. E poi c’eravamo io e Hannah. Gli unici integri, le uniche forme in mezzo alle tante ombre sudate. Non mi sono mai sentito così presente come quel giorno. Ero invisibile al tutto, ma presente al niente che Hannah è in confronto all’infinito del mondo. In quella grossa orgia, tra ansimi e sudore indistinti, eravamo rimasti solo io e Hannah, più presenti che mai. 

Una danza era iniziata. Hannah dopo lo stallone corse verso un’altra figura. Questa volta era un uomo dai capelli lunghi e biondi, sembrava lo stereotipo del classico surfista che affascinata le turiste. Io presi una ragazza bassa mora con gli occhiali. Non so come fosse la montatura degli occhiali, ad ogni modo che ci faceva con gli occhiali in un’orgia? Lo sguardo mio e di Hannah non si stacco nemmeno un attimo. Ci eravamo spostati di nuovo, questa volta eravamo più vicini. Mentre lei si faceva penetrare dal surfista e io penetravo la moretta dagli occhiali, provai a baciarla. Era una dichiarazione della fine del nostro amore metafisico, ora la volevo possedere. Hannah immediatamente si spostò. E corse verso un altro uomo. Le saltò addosso, e immediatamente si fece penetrate mentre mi guardava. L’uomo provo a toccarle i fianchi, ma Hannah non volle. Provai ad avvicinarmi, ma Hannah scappò di nuovo. Salì le scale, andò al piano di sopra. Io la segui cercando di trovarla. Non era nella prima stanza nella quale cercai. Quella era la stanza riservata al bondage e ai giochi con la cera: la stanza senza barriere in cui piacere e dolore che si mescolano in una scarica elettro-biologica. Non si trovava nemmeno nella seconda stanza. Petali di rose ricoprivano il letto, mentre due ragazze asiatiche si condividevano un uomo. Non li fissai per molto, ma era un bell’uomo, sulla mezza età. Dava l’aria di essere una persona pragmatica mentre si stava divertendo con quelle due ragazze. Erano le mani che lo comunicavano insieme al suo atteggiamento del corpo, rigido ma non per l’imbarazzo. Probabilmente lavorava in banca. Hannah era nella terza stanza. Era impegnata con un’altra ragazza. La faccia dell’altra ragazza era coperta dal corpo di Hannah, così non potei vederla. Hannah mi guardò fisso negli occhi mentre aveva il suo viso sopra al sesso della ragazza senza volto. Chiusi la porta e mi avvicina. Gli occhi di Hannah dicevano tutto. Mi fulminò, non voleva che io partecipavo. Hannah voleva che io la guardassi. Così in piedi a mezzo metro dal letto inizia a toccarmi. Mi concentrai intensamente sui quei magnifici occhi verdi di Hannah. Sul suo morbido viso dai tratti delicati, con una leggera serie di lentiggini sul naso. Hannah stava contraendo il suo viso sempre di più, la ragazza dal volto sconosciuto era brava. Anche la mia eccitazione stava aumentando. Il pensiero di avere Hannah lì, a un braccio di distanza ma di non poterla possedere, nemmeno toccare, mi stava facendo eccitare con un’intensità e un gusto che non avevo mai provato. Al pensiero di non poterla avere ero al massimo punto. Anche lei lo era. E così eiaculai. E lei venne a sua volta. Entrambi uscimmo dalla stanza senza dire niente. La ragazza senza volto rimasse sdraiata sul letto pieno di rose, sola. 

Ognuno andò nel relativo spogliatoio a farsi la doccia. Io in quello degli uomini, Hannah in quello delle donne. Riconobbi lo stallone esotico e il surfista. I due stavano facendo commenti sulla ragazza con gli occhiali: “no zio, l’abbiamo fatta godere di brutto, cazzo!”- disse il surfista.

“Si hai ragione, mentre me lo succhiava stavo vedendo la sua faccia. La stavi ripassando a dovere. Ma che ci faceva con gli occhiali in un’orgia!?”- rispose lo stallone, mentre si passava lo shampoo sui capelli.

“Ma lo sai che me lo stavo chiedendo anch’io! Che cazzo gli sarà venuto in mente di venire in un’orgia con gli occhiali. Esistono le lenti, non lo sa!? mah.. Valla a capire. Però anche con gli occhiali niente male. Quella ragazza sa come maneggiare dei cazzi. Comunque, tu come lo consoci Fred…”- continuò il surfista.

Poi le parole si persero come lo shampoo giù per lo scarico. Io non dissi niente, ero profondato nei miei pensieri, pensavo ad Hannah.

Finito la doccia, trovai Hannah seduta su una panchina sulla veranda.

“Finalmente, ti stavo aspettando”- mi disse.

“Ti va di prendere un caffè? Conosco un posto qui vicino che fa una crostata ai mirtilli per niente male”.

“Volentieri”- risposi.

Quella notte, io e Hannah facemmo l’amore per la seconda volta.

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